La crescita esponenziale di infortuni nel 2018 e la preoccupazione per i giovani precari

Già all’inizio del 2015, anno di ripresa economica, il calo degli infortuni che aveva seguito la crisi subì un sensibile rallentamento: negli anni 2015, 2016, 2017 il numero degli infortuni si è mantenuto pressoché costante, aggirandosi attorno ai 640.000 infortuni denunciati. Il 2018 però è senz’ombra di dubbio l’anno che desta maggiori preoccupazioni. A dirlo è l’ultimo rapporto dell’Inail, che ha pubblicato i dati provvisori relativi all’anno scorso. Nel 2018 le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state 641.261 (in aumento dello 0,9% rispetto alle 635.433 del 2017), 1.133 delle quali con esito mortale (+10,1%). La crescita delle morti sul lavoro ha colpito in modo particolare il settore dei trasporti (+19,2%), quello delle costruzioni (+12,3%) e in generale l’industria manufatturiera (+60%): tutti i settori notoriamente ad alto rischio che hanno trovato nuovi impulsi in questo periodo di più modesta ripresa economica. L’analisi territoriale fatta dall’Inail evidenzia un incremento delle denunce di infortunio nel Nord-Est (+2,2%), Nord-Ovest (+1,1%) e Sud (+0,8%); mentre registra un calo nelle Isole e al Centro Italia. In aumento anche le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 59.585 (+2,5%). Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, insieme a quelle del sistema nervoso (con una prevalenza della sindrome del tunnel carpale) e dell’orecchio, hanno continuato a rappresentare anche nel 2018 le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dalle patologie del sistema respiratorio e dai tumori. Queste cinque malattie rappresentano quasi il 90% del totale dei casi denunciati all’Inail. Per concludere non si può non rilevare l’aumento dei decessi in ambito lavorativo tra gli under 34 e gli over 65; dato che, per quanto sconvolgente, non riesce veramente a stupire considerato che i giovani, vittime di un sistema sempre più precario, svolgono spesso orari frazionati, prolungati, turni e ritmi elevati. Recenti studi dimostrano infatti l’associazione tra lavoro precario e problemi di salute quali, a titolo non esaustivo: ridotto livello di benessere mentale, aumento del rischio di ansia, aumento dei problemi digestivi, disturbi del sonno e in particolare una maggiore incidenza di infortuni. Il tema del lavoro precario, dato che negli ultimi anni i contratti a termine rappresentano la stragrande maggioranza del totale delle nuove assunzioni (79% in Italia), è un tema con cui fare i conti nella programmazione degli interventi. In un periodo che, stando ai dati riportati dall’Inail, può definirsi drammatico è impossibile rimanere indifferenti e si coglie fino in fondo l’importanza del rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza.

Fonte: Istituto Nazionale Assicurazioni Infortuni Sul Lavoro (INAIL).