Per effetto delle disposizioni attinenti all’emergenza COVID-19 sono state interrotte o limitate numerose attività di strutture e luoghi di lavoro. Questa situazione ha determinato condizioni di stagnazione prolungate di acque nelle reti di distribuzione interna aumentando così il rischio di crescita di Legionella.
La Legionellosi è un’infezione causata da Legionella pneumophila, un batterio Gram negativo diffuso principalmente nell’ambiente acquatico. Questa patologia può manifestarsi in due forme distinte:
- la Malattia del Legionario: può includere una forma acuta di polmonite
- la febbre di Pontiac: consiste in una sindrome lieve simil-influenzale extrapolmonare
La sua trasmissione avviene per via respiratoria mediante inalazione di aerosol contenente Legionella proveniente soprattutto da docce e rubinetti di impianti idrici, vasche idromassaggio, torri di raffreddamento, serbatoi, ecc. non adeguatamente manutenuti e aventi condizioni di temperatura e calcare che favoriscono la sopravvivenza e la crescita del batterio.
Nel corso dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 sono stati emanati diversi provvedimenti normativi che hanno determinato delle limitazioni o sospensioni nella gestione di molteplici attività come alberghi, attività di ristorazione, centri sportivi e servizi alla persona.
Secondo il rapporto del 3 maggio 2020 dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) con titolo “Guida per la prevenzione della contaminazione da Legionella negli impianti idrici di strutture turistico recettive, e altri edifici ad uso civile e industriale non utilizzati durante la pandemia COVID-19”, la chiusura o limitazione di questi servizi può portare ad una proliferazione batterica di Legionella, comportando il verificarsi di nuovi casi di Legionellosi alla riapertura delle strutture. Oltretutto, secondo un recente studio effettuato (Xing Q et al – Precaution are needed for COVID-19 patient with coinfection of common respiratory pathogens – medRxiv) una possibile co-infezione Legionella/SARS-Cov-2 può determinare un ulteriore aggravamento dello stato di salute in pazienti già infettati da SARS-CoV-2.
Pertanto, risulta necessario evitare il verificarsi di nuovi casi di Legionellosi alla riapertura degli impianti, chiusi o inutilizzati per più di un mese, adottando le seguenti misure straordinarie di controllo indicate dall’ISS:
- verificare la corretta circolazione dell’acqua calda in tutte le parti del sistema idrico assicurando che la temperatura all’interno dell’accumulo o del boiler non sia inferiore a 60°C mentre quella in corrispondenza del ritorno dagli anelli di ricircolo non scenda sotto i 50°C;
- verificare che la temperatura dell’acqua calda, erogata dai terminali di uscita, raggiunga un valore non inferiore a 50°C entro 1 minuto dall’apertura del terminale (evitando schizzi) e che la temperatura dell’acqua fredda non superi i 20°C dopo un flussaggio di 1 minuto;
- pulire, disincrostare e, all’occorrenza, sostituire tutti i terminali (docce e rubinetti) di acqua calda e fredda; flussare abbondantemente e disinfettare periodicamente con cloro le cassette di scarico per WC, gli orinatoi, i by-pass e tutti gli altri punti sulla rete;
- assicurarsi che i serbatoi di stoccaggio dell’acqua potabile contengano cloro residuo libero (valore consigliato: 0,2 mg/l);
- verificare che tali livelli di disinfettante siano raggiunti in tutti i punti individuati come sentinella e in quelli scarsamente utilizzati;
- assegnare l’esecuzione di campionamenti dell’acqua al fine di effettuare analisi microbiologiche per la ricerca di Legionella.
Si rammenta comunque l’obbligo per il Datore di Lavoro (Dl.gs 81/2008) di valutare il rischio da Legionella sia per i Lavoratori che per i frequentanti del Luogo di Lavoro e di provvedere ad una corretta manutenzione degli impianti.
A questo link è possibile consultare e scaricare Il Rapporto ISS Covid-19 n° 21/2020 contenente la Guida sopracitata.